Ogni anno, il report “State of the Media” di Cision rappresenta un punto di riferimento cruciale per chi opera nel mondo della comunicazione, delle relazioni pubbliche e dei media. L’edizione 2025, basata su un sondaggio globale condotto su oltre 3.000 giornalisti in 19 Paesi, restituisce una fotografia aggiornata delle sfide, delle preferenze e delle opportunità che caratterizzano il panorama giornalistico contemporaneo, offrendo spunti fondamentali per chi lavora nel marketing, nel branding e nelle PR.
Il giornalismo nel 2025: tra cambiamenti di consumo e crisi strutturali
Il principale ostacolo segnalato dai giornalisti a livello globale è l’adattamento ai comportamenti mutevoli del pubblico. Se nel 2024 la priorità era “mantenere la credibilità come fonte affidabile”, oggi l’attenzione si è spostata sul dover inseguire un’audience sempre più frammentata, che consuma contenuti in modalità e piattaforme eterogenee.
Se nel 2024 la priorità era “mantenere la credibilità come fonte affidabile”, oggi l’attenzione si è spostata sul dover inseguire un’audience sempre più frammentata, che consuma contenuti in modalità e piattaforme eterogenee.
Al secondo posto delle sfide figura proprio la questione della credibilità, seguita dal calo delle entrate pubblicitarie e dalla cronica mancanza di risorse nelle redazioni. Non meno significativa è l’ascesa dell’intelligenza artificiale tra le preoccupazioni del settore, che è passata dalla sesta alla quarta posizione rispetto all’anno precedente.
Queste dinamiche variano sensibilmente a livello geografico: mentre in Nord America ed Europa i giornalisti lamentano soprattutto la perdita di pubblico e l’eccesso di carico lavorativo, nella regione Asia-Pacifico (APAC) il tema dell’AI è centrale, sia come opportunità sia come minaccia.
L’equilibrio fragile tra AI e giornalismo
Il report rivela che il 53% dei giornalisti a livello globale utilizza strumenti di AI generativa come ChatGPT per attività come la trascrizione, la stesura di bozze o la ricerca. Un altro 14% prevede di iniziare a farlo entro l’anno.
Il 33% non usa e non intende usare l’AI, con punte del 49% in Nord America.
Tuttavia, l’approccio è ancora molto cauto. Il 33% non usa e non intende usare l’AI, con punte del 49% in Nord America. Le principali preoccupazioni riguardano la possibilità di errori fattuali (72%), il rischio di una proliferazione di contenuti a scapito della qualità (58%) e la perdita di autenticità creativa (54%).
La percezione dell’uso dell’AI da parte dei professionisti PR è ambivalente: solo il 2% dei giornalisti è fortemente favorevole, mentre il 27% si oppone con decisione. La maggioranza, però, è disposta a considerare contenuti generati da AI purché siano ben redatti, verificati e arricchiti dal tocco umano.
Come costruire un rapporto duraturo con i media
Una delle chiavi per instaurare un rapporto positivo con i giornalisti è l’approccio relazionale, che molti professionisti della comunicazione tendono a trascurare. L’85% degli intervistati ha dichiarato che il modo migliore per essere contattati da un PR è tramite un’email introduttiva, anche in assenza di una proposta concreta. Il networking personale, gli eventi di settore e LinkedIn sono ulteriori strumenti utili, specie in Europa e Nord America.
Le qualità più apprezzate nei PR? La capacità di fornire fonti rilevanti (63%), l’accesso a figure chiave (57%) e idee per storie pertinenti (43%). Questo significa che il valore per i giornalisti non sta tanto nel comunicato stampa in sé, ma nella qualità delle connessioni e delle informazioni offerte.
I contenuti più richiesti dai giornalisti
Alla domanda su cosa desiderino ricevere dai PR, i giornalisti hanno risposto con una preferenza chiara: comunicati stampa (72%), seguiti da contenuti esclusivi (57%) e ricerche originali (55%). L’analisi per aree geografiche mostra una forte richiesta di dati e interviste con esperti nel mercato APAC, mentre in Nord America prevale l’interesse per comunicati e press kit strutturati.
Alla domanda su cosa desiderino ricevere dai PR, i giornalisti hanno risposto con una preferenza chiara: comunicati stampa (72%), seguiti da contenuti esclusivi (57%) e ricerche originali (55%).
Tuttavia, è altrettanto importante sapere cosa evitare: spam con proposte irrilevanti (78%), contenuti promozionali privi di sostanza (59%) e informazioni non verificate (56%) sono tra le principali cause per finire nella “blacklist” di un giornalista.
L’arte della presentazione perfetta
Secondo il report, il 50% dei giornalisti riceve oltre 50 proposte a settimana. Di conseguenza, è essenziale che ogni presentazione sia breve, personalizzata, rilevante e tempestiva. Il formato ideale? Tra le 100 e le 300 parole, preferibilmente via email. Il 62% accetta un solo follow-up, mentre il 30% non ne vuole affatto.
Gli elementi più efficaci per un pitch di successo includono: dati solidi (54%), un punto di vista unico (49%), informazioni di contatto (43%) e asset multimediali (36%). L’importanza delle immagini è confermata dal fatto che il 70% dei giornalisti le ha utilizzate nei propri articoli nell’ultimo anno, più di qualsiasi altro elemento multimediale.
Social media: la nuova sala stampa
Il 96% dei giornalisti utilizza i social media per scopi professionali. LinkedIn è la piattaforma più popolare a livello globale (59%), seguita da Facebook e Instagram. Interessante notare come piattaforme emergenti come Bluesky stiano iniziando a guadagnare terreno, soprattutto in Nord America.
I social sono usati non solo per promuovere contenuti (64%), ma anche per interagire con il pubblico (55%), identificare trend (47%) e verificare informazioni (46%). Per i PR, questo rappresenta un’opportunità straordinaria per osservare, comprendere e anticipare i bisogni dei giornalisti.
Strategie per il futuro delle media relations
Alla luce di quanto emerso, il report di Cision suggerisce una serie di azioni concrete per migliorare l’efficacia delle attività di media relations:
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Investire nel rapporto umano: presentarsi, conoscere le preferenze dei giornalisti e instaurare un dialogo costruttivo.
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Personalizzare ogni proposta: evitare l’invio massivo e generico; il contenuto deve essere rilevante per il giornalista e il suo pubblico.
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Usare i dati come leva narrativa: statistiche e ricerche originali rendono una storia più interessante e credibile.
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Sfruttare i social media in modo strategico: osservare i temi trattati dai giornalisti e proporre risorse in linea con i loro interessi.
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Integrare l’AI in modo responsabile: strumenti come ChatGPT possono accelerare la produzione, ma richiedono sempre supervisione e controllo umano.
E quindi…
Il report “State of the Media 2025” ci racconta un settore in trasformazione, segnato da sfide strutturali, evoluzioni tecnologiche e un nuovo equilibrio tra contenuti, credibilità e relazioni. Per i professionisti delle PR, questo significa passare da un approccio promozionale a uno realmente collaborativo, dove ascolto, empatia e strategia sono i veri fattori differenzianti.
Chi saprà interpretare questi segnali e adattare il proprio modo di lavorare potrà non solo ottenere maggiore copertura mediatica, ma contribuire attivamente a costruire un’informazione più solida, trasparente e vicina alle persone. Perché, come ricorda il report, il cuore delle PR resta sempre quella “R” che sta per “relazione”.
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L’autore
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