Il video per il crowdfunding è fondamentale per chiudere con successo una raccolta fondi. Quindi va realizzato con grande cura.

Deve contenere una serie di elementi indispensabili a catturare l’attenzione dei potenziali investitori e a farli innamorare dell’idea. A tal punto da invogliarli ad approfondire la conoscenza con l’azienda e andare a leggere sul sito del crowdfunding la (corposa) documentazione che la riguarda.

Il video è parte integrante della strategia di marketing necessaria al crowdfunding

Lo scopo del video per il crowdfunding è quello di convincere persone che non ci conoscono a investire nel nostro progetto. È importante essere consapevoli del fatto che, per conquistare l’interesse e la fiducia degli investitori, dovremo spendere tempo e risorse allo scopo di affinare il nostro messaggio. Il crowdfunding è assimilabile a una vendita, nella quale il prodotto siamo noi e la nostra idea di business.

Il video è parte integrante della strategia di comunicazione progettata per accompagnare la campagna, prima, durante e dopo la sua realizzazione. Obiettivo: raggiungere la quota di denaro necessaria a sviluppare il progetto ma anche farci conoscere e fare brand awareness.

Comunicazione e crowdfunding vanno a braccetto

Senza un piano di comunicazione dedicato, raccogliere fondi in crowdfunding è impossibile. O meglio: riusciremo a ottenerne una parte da parenti, amici, conoscenti e magari anche da qualche business angel che “incapperà” nella nostra campagna. Ma non avremo la visibilità necessaria né l’incisività per andare in overfunding, condizione che si verifica quando si conquista l’obiettivo minimo di raccolta. Traguardo indispensabile per ricevere i soldi sul conto dell’azienda.

Il video per il crowdfunding: al cuore della strategia

Le campagne accompagnate da un video studiato per il crowdfunding hanno una probabilità di successo dal 30% al 50% maggiore rispetto a quelle che ne sono prive (dati aggregati divulgati dalle principali piattaforme). Alcuni anni fa un portavoce del noto portale Indiegogo aveva sottolineato che i progetti con un video per il crowdfunding, studiato ad hoc, potevano raccogliere fino a 4 volte i fondi di quelli senza alcun filmato. Il video è il primo elemento che i potenziali investitori sceglieranno di esaminare, dopo aver letto due righe su quello che facciamo o addirittura talvolta senza sapere nulla di noi.

Il video è il primo elemento che i potenziali investitori sceglieranno di esaminare

Il filmato è dunque uno strumento potentissimo al quale (se è ben realizzato) possono essere affidate una grande quantità di informazioni, raccontate in modo chiaro e veloce attraverso parole e immagini. Grazie al video possiamo non solo spiegare chi siamo e qual è il nostro core business ma anche comunicare con efficacia i valori del brand e la sua storia, mettendoci tutta la nostra passione e professionalità.

Emozionare per conquistare

Alcuni si chiederanno quale importanza può avere il video per il crowdfunding agli occhi di un investitore rispetto a business plan, slide di presentazione, curricula e dati tecnici. Tutti documenti che vengono sempre messi a disposizione dalle piattaforme di raccolta fondi. Ebbene: è un ottimo strumento per suscitare emozioni. E sono le emozioni (insieme alla testa) che portano l’investitore a scegliere di dare proprio a noi i suoi soldi e non ad altri.

Le idee buone sulle piattaforme di crowdfunding sono tante, ma se lo faremo emozionare l’investitore sceglierà proprio noi

Dobbiamo infatti riconoscere che, di idee buone tra quelle in raccolta sulle diverse piattaforme, ce ne sono molte. Anche perché i principali siti di crowdfunding operano una selezione seria prima di “concedere” a un progetto di aprire una campagna. Un buon tasso di raccolte chiuse con successo è fondamentale per la sopravvivenza e gli affari della piattaforma stessa.

Non tutte le buone idee, però, diventano realtà. Il crowdfunding è uno dei mezzi migliori per raccogliere soldi quando si apre una startup, che difficilmente verrà presa in considerazione dai circuiti di credito tradizionali. Secondo i dati dell’Osservatorio Crowdinvesting il tasso di successo delle campagne di equity crowdfunding nei primi sei mesi del 2019 è stato pari al 75%. Un dato molto incoraggiante. Ci dice però che il 25% dei progetti è destinato a non raccogliere il denaro necessario ad andare avanti.

Oggi la concorrenza è tanta. Solo sulla piattaforma che ospiterà la nostra campagna insieme a noi raccoglieranno soldi almeno altri 10 progetti

Sbaragliare la concorrenza

Sempre più aziende, soprattutto quelle all’inizio del loro percorso, guardano con favore (e giustamente!) al crowdfunding. Nel momento in cui inaugureremo la nostra raccolta, di conseguenza, altre decine di progetti staranno facendo altrettanto. Questo se contiamo sia la piattaforma che sceglieremo di utilizzare sia le altre attive nel nostro Paese. E i numeri salgono significativamente considerando pure il resto del mondo. Ci sono investitori che operano sul mercato a livello internazionale e potrebbero preferire noi piuttosto che un’azienda straniera, oppure no.

Almeno il 25% delle campagne di crowdfunding fallisce. Il video può fare la differenza

Ecco allora che giocarsi bene la carta del video per il crowdfunding diventa strategico.

Un filmato, inoltre, è decisamente facile da condividere e potremo suddividerlo in spezzoni più brevi. Li utilizzeremo come clip per campagne sponsorizzate, da veicolare tramite i principali social network. Ci sarà di grande aiuto, per sbaragliare la concorrenza, essere presenti su tutti i canali web e social già attivi in maniera costante e mirata.

A questo punto è chiaro perché dobbiamo realizzare un video per il crowdfunding. Vediamo ora quali caratteristiche deve avere.

Qual è la lunghezza ideale?

A questa domanda non c’è una risposta univoca. La durata del video deve essere tale da consentire di dare tutte le informazioni importanti per convincere gli investitori. È meglio che non superi i cinque o sei minuti al massimo, per non rischiare di stancare anche le persone interessate. Ma non deve essere per forza breve. Cinque minuti sono tanti e ci danno grande libertà di progettazione. È importante, però, utilizzare ogni secondo per comunicare le qualità del nostro progetto e i vantaggi di investire nel nostro core business. Vietato “allungare il brodo”, fare discorsi ripetitivi, inserire immagini e grafici senza senso o poco comprensibili.

Il video può essere lungo anche 5 o 6 minuti a patto che ogni secondo sia significativo e utile. Vietato allungare il brodo

Ovviamente nessuna campagna è uguale a un’altra e quello che funziona in alcuni casi può dare meno risultati in altri. Ma se il video è interessante e cattura l’attenzione, chi lo vedrà fino in fondo molto probabilmente leggerà i documenti caricati sul profilo della startup all’interno della piattaforma di crowdfunding. E c’è una possibilità concreta che scelga di metterci dei soldi.

Se il video può essere lungo, dobbiamo però ricordare che i primi 30 secondi sono essenziali per ingaggiare davvero chi guarda. Comunichiamo subito la nostra Value Proposition, la proposta di valore che facciamo al mercato. Più avanti, spiegheremo come.

Comunichiamo la Value Proposition nei primi 30 secondi del video per il crowdfunding

Quali contenuti scegliere?

Cosa dire e cosa mostrare dipenderà in gran parte dal core business dell’azienda in questione. Alcune attività si prestano più di altre a un video che incuriosisca al primo sguardo. Ma ricordiamoci che se ci abbiamo creduto noi, nel progetto, possiamo fare in modo che anche altri se ne innamorino. Il marketing serve proprio a questo. E quanto più il nostro business è complesso da capire tanto più il video dovrà essere chiaro e accattivante.

Puntare sullo storytelling

Per facilitare il nostro compito dobbiamo ripeterci come un mantra di “raccontare una storia”. Lo storytelling ci aiuterà a rendere il più interessante possibile qualsiasi progetto. E ogni startup ha sempre una bella storia da raccontare, bisogna solo trovare la chiave giusta. Lo script del video avrà un inizio, uno sviluppo e un finale.

Come in tutte le storie, anche il nostro video deve avere un incipit, uno sviluppo e un finale

Come si racconta la storia di una business idea

Nell’incipit racconteremo qual è lo stato dell’arte. Com’è il mercato senza il nostro prodotto o servizio? Sicuramente c’è un problema o una situazione che la nostra azienda si propone di risolvere.

Quale problema del mercato possiamo risolvere grazie al nostro prodotto o servizio?

A questo punto descriviamo le dimensioni del giro di affari e la nostra proposta nel dettaglio. Concentriamoci, però, solo sul core business, senza essere dispersivi. Atteniamoci al principio della unique selling proposition: qualsiasi comunicazione di marketing dovrebbe contenere una singola proposta di vendita. Quindi noi forniremo al nostro target una ragione logica per sceglierci che ci distingua dalla concorrenza. Ci sarà tempo, se avremo i fondi, per proporre e spingere altri prodotti e servizi correlati.

Applichiamo il principio della unique selling proposition per dare maggiore incisività al messaggio e non rischiare di essere dispersivi

Raccontiamo come siamo arrivati a mettere a punto il nostro prodotto o servizio, quanto ci abbiamo messo, quali strumenti abbiamo creato per farlo, quali sono i suoi punti di forza. Facciamo sognare chi sta guardando il video “mostrandogli” come si trasformerà il mercato grazie alla nostra offerta.

Sul finale, ricordiamo a chi guarderà il video che potremo realizzare tutto quanto abbiamo appena prospettato solo grazie al suo aiuto. Facciamolo sentire importante. Concludiamo il video per il crowdfunding con la call to action, ovvero l’invito a investire, completa di URL al progetto sulla piattaforma di crowdfunding.

Quale “tono di voce” scegliere?

Mentre pensiamo allo script e alla storyboard teniamo bene a mente chi sono le persone che vogliamo convincere. Proviamo a scrivere un identikit dei nostri investitori potenziali, proprio come abbiamo fatto per identificare le caratteristiche dei clienti che acquisteranno i nostri prodotti e servizi, attraverso le brand personas. Questo lavoro ci servirà per capire quale tono usare nel video. Dovrà essere uniforme per non confondere chi lo guarda e adatto ai suoi potenziali spettatori, anche nel linguaggio. Ma soprattutto in linea con il brand.

Non facciamo però l’errore di usare paroloni a sproposito. Molti investitori sono imprenditori preparati e competenti e cercano “sostanza” non fumo negli occhi. Inoltre potrebbero non conoscere da vicino il settore in cui operiamo. Privilegiamo sempre semplicità e chiarezza per dare maggiore incisività al messaggio.

Niente paroloni, semplicità e chiarezza regalano maggiore incisività al messaggio

E per quanto riguarda la location?

Scegliere la location può non essere facile. È importante che sia un luogo che ispiri professionalità e fiducia. Se vendiamo un prodotto dobbiamo mostrarlo, magari in azione, al suo meglio. Se ci occupiamo di un servizio online possiamo, piuttosto, utilizzare i nostri uffici come luogo dove girare, purché siano d’effetto. Altrimenti, optiamo per una poltroncina con uno sfondo neutro e magari il logo dell’attività alle spalle. Se il cameraman è un professionista andrà benissimo. In fondo i veri protagonisti del video siamo noi e la nostra idea di business.

Chi deve apparire nel video?

C’è chi preferisce un video d’animazione e chi invece opta per un filmato in cui a parlare dell’azienda siano le stesse persone che l’hanno creata. Sicuramente “metterci la faccia” può costituire un importante valore aggiunto. L’investitore vuole fidarsi dell’idea ma anche delle persone che l’hanno avuta. Deve avere la possibilità di “inquadrarci” grazie al video e farsi una prima impressione. Inoltre, far parlare alcuni testimonial della nostra startup, se possibile, è una carta vincente. Possiamo alternare momenti in cui i co-founder raccontano il progetto a testimonianze di clienti che stanno usando il prodotto o il servizio. Oppure usare clip in cui parlano quei finanziatori che hanno già creduto nell’idea. Aggiungiamo, per spezzare e creare ritmo, anche grafici e fotografie. A patto di possederne i diritti o che si tratti di immagini libere da copyright.

Metterci la faccia è una strategia efficace per conquistare la fiducia degli investitori

Se ci sentiamo poco adatti ad apparire in un video, per questioni di carattere, possiamo lasciare che lo facciano gli altri founder (se ce ne sono). Ma ricordiamoci che una campagna di crowdfunding ci porterà per forza a parlare della nostra azienda ovunque sia possibile farlo. Così da spargere la voce e farci conoscere. Perché allora non esercitarsi partendo dal video? Per acquisire sicurezza, prima di girare, proviamo un po’ di volte ad alta voce quanto dobbiamo dire. Prima leggendo, poi affidandoci alla memoria.

Infine, usiamo qualche piccolo trucco che utilizzano gli attori e i coach per il public speaking. Per sciogliere la tensione e darci la carica, quando manca qualche minuto all’accensione della videocamera, facciamo dei saltelli sul posto. Metteranno in moto tutto l’organismo e allo stesso tempo ci distrarranno dalla preoccupazione di sbagliare. In ogni caso, potremo sempre fermarci e rifare, o fare una pausa per poi riprendere. Il montaggio esiste (anche) per questo.

È possibile realizzare il filmato “in casa”?

Solo se si hanno competenze specifiche di scrittura, ripresa, montaggio, eccetera. Come abbiamo già sottolineato il video sarà il primo elemento che i potenziali investitori valuteranno, per questo deve essere di grande qualità. Vietato improvvisare, ne va del futuro successo della nostra startup. Teniamo presente che, se non siamo davvero competenti in materia, è meglio rivolgersi a un team di professionisti. Non solo per girare il video ma soprattutto per progettare uno script che funzioni, ovvero una traccia scritta di quanto verrà detto e fatto. Poi dovremo pensare alla storyboard, cioè associare le parole alle immagini e stabilire la durata di ciascuna sezione. Se vogliamo aggiungere una colonna sonora vale la regola che abbiamo già ricordato per fotografie, grafici e disegni: deve essere libera dai diritti oppure di nostra proprietà. Esistono anche numerosi servizi online che vendono musiche da acquistare.

Quanto tempo serve per realizzare il video?

Affidandoci a un team di professionisti ci verrà chiesto di investire alcune ore. Dovremo infatti raccontare all’agenzia chi siamo e cosa facciamo. Un altro po’ di tempo servirà a rileggere script e storyboard prima di girare. Infine una o due ore basteranno a fare qualche prova e ottenere gli spezzoni da montare. Il “lavoro duro” verrà svolto dai professionisti e in pochi giorni il nostro video per il crowdfunding sarà pronto. Facendo tutto da soli, invece, mettiamo in conto che dovremo dedicarci almeno due settimane a tempo pieno.